La carrozza di Gurdjieff

Il filosofo Gurdjieff compara l’uomo ad un veicolo destinato al trasporto di un passeggero e composto da carrozza, cavallo e cocchiere: la carrozza rappresenta il corpo fisico, i cavalli le emozioni, il cocchiere la mente, e infine il passeggero la coscienza, l’anima o il vero Sé.

I cavalli vanno controllati, altrimenti la carrozza verrà trascinata a caso senza alcuna meta, per questo esiste il Cocchiere che guida i cavalli lungo la giusta strada. Ma nemmeno il cocchiere, seppure molto bravo a condurre la carrozza, sa esattamente dove andare, l’unico a saperlo veramente è il Passeggero ed è l’unico che può indicare la via.

La metafora proposta da Gurdjieff fa ben capire come funziona l’essere umano: i cavalli (le emozioni) sono legati alla carrozza tramite delle staffe rigide, che quindi rendono la carrozza (il nostro corpo) estremamente sensibile al movimento dei cavalli. Il cocchiere (la mente) comunica ai cavalli con le redini, che non sono rigide, quindi il controllo dei cavalli non è sempre così ineccepibile. Ci vuole esperienza e coraggio per tenere a bada i cavalli.

Il problema è che il cocchiere riceve gli ordini dal passeggero (la coscienza) solo attraverso la voce, che è un collegamento sensibile alle interferenze. E’ proprio quello che succede nella realtà: spesso la mente agisce da sola, senza ascoltare la propria anima perché addormentata. La mente così si confonde col rumore di fondo rappresentato nella metafora dal chiasso causato dalle ruote e dagli zoccoli sul terreno, e nella realtà dai pensieri incontrollati che affollano la nostra mente.

E allora svegliamola la nostra anima, il nostro vero Sé . Chiediamoci quali sono i nostri schemi mentali e le abitudini che condizionano la nostra vita.

Successivamente possiamo iniziare un percorso di consapevolezza, di risveglio della nostra anima per ritrovare la nostra direzione e rimetterci alla guida della nostra carrozza!

[dal web]

Paradosso

colori2.jpgIn una vita semplice, per come la intendo io,  non ci sono tanti problemi ne’ complicazioni; il tempo scorre lineare senza troppi turbamenti ed eccessi ed ogni attimo può essere centellinato come si fa con un sorso di vino pregiato, che si tiene a lungo in bocca per coglierne le fragranze e tutte le peculiarità.  Ci si può annoiare di tanto in tanto ma è bello pure quello, io lo considero un lusso, in altri momenti però ci si può permettere di andare a sorseggiare un the con le amiche e chiacchierare piacevolmente del più e del meno finché non si vede il sole tramontare e si sente un certo languorino che ci fa capire che ormai è ora di cena ed è meglio ritornare nella propria tana e basta con la gente.  La vita semplice è come allo slow-food dove hai il tempo che necessita per fare delle scelte oculate e piacevoli per te stesso.  Uno stile di vita di questo tipo penso porti l’individuo ad essere un po’ solitario perché è pur vero che se hai tanta gente con cui comunichi e intessi delle relazioni, la situazione si complica perché capita che ti fai carico dei loro problemi e la vita diventa più complessa da gestire. E con  “tanta gente”  mi riferisco soprattutto ai membri famiglia e agli affetti che gravitano intorno a te e che spesso chiedono il tuo aiuto per varie occorrenze; non penso certamente ai tanti conoscenti che hanno ben poca rilevanza sul nostro vivere quotidiano.

Quindi, in definitiva,  il mio ragionamento mi porterebbe a dedurre che se uno è solo sta meglio e fa quel che vuole.. sì, ma la solitudine non è esso stesso un problema? L’essere umano per sua natura è socievole e ha bisogno di stare con gli altri. E allora si arriva ad un paradosso: se la vita semplice ti porta a star lontano dalle difficoltà quindi ad isolarti un po’ dal mondo, forse allora è meglio vivere in compagnia,  in una vita piena di gente per te imporrante… e piena di problemi..

Insomma, in definitiva, fate un po’ voi, perché io ancora non l’ho capito cosa è meglio…  probabilmente la questione è variegata e non può essere trattata in una decina di righe di un post scombussolato  di un blog che non ha né capo né coda

..nel post precedente me l’ero cavata solo con un’immagine che voleva essere esplicativa…ecco, avevo fatto meglio…

Impariamo dagli errori2

via Impariamo dagli errori

Ieri sera, dopo cena, ero annoiata e allora ho deciso di fare un giro nei blog per leggere un po’; diciamo che sono andata un po’ fuori dal mio orticello 🙂 Per essere sicura di trovare cose interessanti sono andata nel blog di un’amica che a me piace tanto leggere e mi sono messa a cliccare sui commenti dei suoi amici aprendo così altri blog.  Ero sicura di trovare belle letture, perché io sono convinta che intorno a chi è intelligente ci sta gente intelligente..e così è stato. Debbo dire che il giro è stato davvero interessante. Mi è piaciuto soffermarmi e riflettere.. In particolare mi sono fermata su un post di un blog in cui l’autrice faceva un riflessione che a me sembrava un po’ amara su quelli che erano stati i suoi errori e su come tali esperienze fallimentari generassero il timore di andare oltre e di intraprendere nuove scelte.   Tra me e me mi sono chiesta fino a che punto è vero che il nostro vissuto, con gli errori commessi, pregiudichi il futuro. Ho pensato a me e alle mie esperienze, sia a quelle positive che a quelle sbagliate e sono giunta a conclusione che tutto quanto è stato, ha contribuito ad essere quella che sono e mi porta a vivere il futuro con una certa pacatezza e anche saggezza. Dagli errori si impara e guai se così non fosse! Lo ripeto un’infinità di volte ai miei studenti quando insegno matematica. C’è solo da stare attenti a quello che è stato l’errore, una volta capito entrerà a far parte del nostro bagaglio culturale e ci insegnerà molto per il futuro.  Un errore, dice giustamente Popper, non deve essere un freno, ma una molla che ci spinge ad andare oltre..ad effettuare nuove prove…un qualcosa che ci insegna… ed è così che si cresce.

Io convivo con i miei errori, come convivo con i miei difetti e al momento giusto, come se fossero una bisaccia piena di una bibita ricostituente, me ne servo.

Ricordatevi che i post dei blog vivono di commenti e non di like, altrimenti staremmo su Facebook, non qui. Io quando passo da un blog dico sempre qualcosa..anche sbagliato, ma dico.. solo con rarissime eccezioni mi limito ai like. Quello che ho scritto in precedenza, a parer mio, doveva stimolare la discussione, ma si vede che era troppo impegnativo per mettere in moto le cellule grigie in queste calde giornate di agosto.  Beh, adesso sto facendo la maestrina con la bacchetta e la sto picchiando sulla cattedra.. beh, il caldo dà noia anche a me, lo riconosco 😉 quello di fare la maestrina è un mio difetto 😉 io ci convivo bene, gli altri no 😉

Impariamo dagli errori

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” Evitare gli errori è un ideale meschino: se non osiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. In effetti è dalle nostre teorie più ardite, incluso quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa più grande è imparare da essi.”

 

[Popper]