Ciao scuola…

Inutile negarlo, mi manca un po’ la scuola. Non tantissimo, ma abbastanza. Non si può dimenticare quello che è stato il proprio lavoro per quasi 40 anni. Ci ho creduto molto nella professione di insegnante e l’ho portata avanti con passione.

Penso che, nonostante le giornate uggiose in cui vai al lavoro col mal di testa, le faticacce delle riunioni, le arrabbiature con i ragazzi, i mille problemi con le teste dei genitori e le migliaia di pacchi di compiti di matematica da correggere… nonostante tutto ciò, se potessi ricominciare da capo ripartirei, con tutto quell’entusiasmo che ho sempre avuto.

Non mi ci voleva di andare in pensione con il lockdown, mollare le classi e subito dopo privarmi della libertà di muovermi e non mi ci volevano tutti gli altri problemi che quest’inverno mi hanno massacrato la vita, ma è andata com’è andata ed è inutile fermarsi a riflettere su ciò che potrebbe essere e non è. E allora, oggi è terminato un altro anno scolastico e io voglio augurare una buona estate agli studenti e ai docenti e spero che questo che è appena trascorso, sia l’ultimo delle lezioni in dad e della paura del contagio. Auguro vivamente a tutti che da settembre prossimo si possa ripartire serenamente e che la scuola possa assolvere di nuovo e a pieno al proprio ruolo importantissimo della formazione dei futuri cittadini.

Lascio qui sotto, un pensiero di Rodari, una riflessione sempre attuale sul ruolo dell’insegnante in special modo della scuola primaria, che poi, a parer mio, forse è la più importante di tutte.

Bello, vero? A parer mio è magnifico.

Indimenticabile…

Anni fa una mattina arrivai a scuola e trovai in sala insegnanti tutte le colleghe in subbuglio che discutevano tra di loro.

“Ma proprio qui dovevano mandarlo…?” diceva una,

“Sai, siamo la scuola più vicina…” rispondeva l’altra.

“Ma si tratta di un ripetente di quelli che fanno confusione.. lo hanno espulso da quella scuola… e poi è marocchino e non sa l’italiano… ma come si fa… le classi ormai sono già formate, è tardi, è già cominciato il mese di ottobre…” interveniva l’unico professore uomo- in mezzo a tante donne.

“C’è un protocollo d’accoglienza, ci atterremo a quello..la preside provvederà e seguire le regole… peccato però che la preside stamani non ci sia proprio” aggiungeva una terza docente, che poi era la vicepreside.

In quel mentre suonò la campanella che segnava l’inizio della mattinata di lavoro e tutti dovemmo correre in classe a fare lezione.

Io, nella mia prima media, salutai i ragazzi, poi segnai sul registro gli assenti e iniziai a controllare i compiti assegnati per casa. Era passata una ventina di minuti quando sentii bussare alla porta: “Avanti…!” mormorai e a quel punto la porta si aprì ed entrò un bel ragazzone che reggeva davanti a sé una sedia e sorrideva. Dietro di lui la custode restava in silenzio a debita distanza, come chi non sa che pesci prendere. Io lo guardai con un certo stupore e chiesi: ” Tu chi saresti…?” e lui mi rispose: ” Sono Chlìùòàkl Spcm’ahjet (impronunciabile) e sono qui perché nessuno in questa scuola mi vuole, mi prende lei prof?” e mi sorrise come fa un bimbo quando vuole accaparrarsi un regalino dalla sua mamma. Che dovevo fare… avevo già 27 bimbi, ma come si fa a dire di no ad uno che era stato rifiutato da tutti? Beh, pensai tra me e me che il protocollo d’accoglienza della mia scuola in effetti era lasciato un po’ al caso e poi mi decisi, spostai i quaderni posati sul banco accanto ad un alunno e feci posto al nuovo arrivato invitandolo a sedersi.

“Bene…benvenuto, da ora in poi starai con noi!” e gli sorrisi. “Il tuo nome è troppo difficile, come posso chiamarti?” e lui: “Mi chiami Abdu, prof.. Grazie per avermi accolto!” e mi sorrise soddisfatto di essere riuscito nel proprio intento di trovare un posto da qualche parte. Inutile dire che ormai l’alunno in qualche modo era stato inserito in una classe e il problema di cercargli una collocazione nelle classi, per la scuola era risolto e così Abdu rimase con noi per 3 lunghi anni, finché non lasciò le scuole medie… e direi che tutto andò a meraviglia.

Ora quel bimbo è un bel ragazzone che ha più o meno ventidue anni, lavora da un fornaio della zona da un bel po’ di tempo e si guadagna lo stipendio sgobbando tutte le notti fino all’alba. Ha anche una bella fidanzata, una sorella piccolina e un’automobile nuova di zecca. Carica i video su facebook quando torna a casa all’alba e spesso canta canzoni con il sottofondo di quella melodia araba che è tanto dolce.

Oggi Abdu ha messo una delle sue foto su facebook e guardate un po’…

❤ ❤ ❤

le storie della prof

Una decina di anni fa mi capitò a scuola Alessio, un alunno terribile. Era un tredicenne davvero agitato e ne combinava di tutti i colori: picchiava i compagni, bestemmiava, rubava… era incontenibile. Io sapevo il perché della sua rabbia, infatti avevo avuto a scuola anche suo padre e conoscevo la sua storia.  Alessio era figlio di due ragazzi poco più che quindicenni, che non avevano mai formato una famiglia e lo avevano abbandonato alle cure dei nonni paterni, persone con un sacco di problemi. Io, in quel periodo, ho dedicato molto  tempo a parlare con Alessio. Un po’ lo brontolavo e un po’ gli davo fiducia per aiutarlo a crescere.  

Ricordo che in terza media mi presi la responsabilità di portarlo in gita; andammo a Recanati a visitare la casa di Leopardi e sulla via del ritorno, lui fece male ad un compagno e meno male la famiglia di quel ragazzo si dimostrò comprensiva, altrimenti io per prima avrei passato delle grane in quanto responsabile della salute degli alunni. Credo che sia stata l’ultima gita a cui ho partecipato, infatti poi mi impaurii e pensai che era meglio evitare situazioni rischiose.

I primi anni che insegnavo i ragazzi si stupivano anche davanti alla Torre pendente a Pisa (a pochi chilometri da qui, dove abito e dove c’è la scuola) e restavano lì a bocca aperta a guardarla, tanti anni dopo lo stesso stupore non lo provavano nemmeno sul Canal Grande a Venezia.  Le gite avevano perso molto del loro valore didattico e non servivano più a molto se non a far socializzare i ragazzi.  Ma tra socializzazione e caos, per i tredicenni il passo è breve e allora basta, non mi sarei più mossa dalla scuola.  

A parte questo, dico che avere in classe Alessio, insieme ad altri 29 tredicenni  estremamente diversi l’uno dall’altro, è una delle esperienze che metterebbe a dura prova anche la pazienza di Madre Teresa di Calcutta. Ogni volta che lui usciva io lo dovevo controllare perché trovava sempre il modo di rubare qualcosa a qualcuno. La povera bidella non era libera di lasciare niente incustodito perché poi inevitabilmente le spariva.  Qualcuno si chiederà se magari perquisendo lo zainetto di Alessio avremmo potuto recuperare la refurtiva, ebbene no, non si possono perquisire i ragazzi né i loro zainetti. Più volte vennero a scuola i carabinieri e ricordo bene il maresciallo a fare il predicozzo agli adolescenti irrequieti, ma non serviva a nulla. Nei 5 anni che Alessio stette con noi (2 anni ripetente) fu sempre una guerra senza tregua, roba da far perdere la voglia di insegnare e cambiare lavoro.

Voi ora vi chiederete perché vi racconto questa storia: ebbene, oggi pomeriggio sono andata nell’ambulatorio del dott. House per farmi segnare delle medicine e, una volta entrata nella sala d’aspetto chi ti trovo?  Trovo lui, Alessio! Gli stessi occhi pungenti, neri come la pece, gli stessi capelli rasati come si addice ad un vero boss. Qualche tatuaggio, jeans strappati ultima moda e giubbottino di pelle, mascherina nera, anelli e bracciali in acciaio brunito. Un vedo duro!  Appena mi ha vista mi è subito corso incontro e mi ha fatto un sacco di feste.  Anche se aveva la mascherina si vedeva che sorrideva ed era felice di vedermi. 

Gli ho detto: “ Guarda chi c’è! Ciao Alessio, è un po’ che non ti vedo, come te la passi? Ormai hai più di 20 anni hai trovato un lavoro?” Lui mi guarda e mi fa: “Certo prof! Ora sono a posto, ho trovato un buon lavoro e una bella fidanzata con un sacco di soldi” e io allora gli ho detto: “ Che bello! Pure la fidanzata, allora sei proprio fortunato! E che lavoro fai?” e lui: “ Sono addetto alla vigilanza di un negozio Mediaworld”…. (pausa per riprendersi visto che ero rimasta a bocca aperta)… “Beneeee! Bel lavoro che hai trovato, complimenti! Guarda di comportarti bene e mantenertelo, ok?” ..e lui”Certo prof, ci conti” e mi ha strizzato l’occhio, come faceva sempre da ragazzino, tra una birbonata e l’altra.

A questo punto era il mio turno per entrare dal dott. House e ho mollato lì Alessio e le sue storie (un po’ vere e un po’ no, ci avrei giurato) e me ne sono andata chiedendomi tra me e me se davvero Alessio avesse trovato quel lavoro di fiducia e comunque chissà se Mediaworld ha previsto di mettere nell’organico dei suoi  dipendenti un “supervisore-addetto al controllo degli addetti alla vigilanza del negozio”… ..e mi sono ritrovata a sorridere tra me e me mentre scuotevo il capo

Eccoli là

gianni

Eccoli là, vi parlo spesso di loro, dei grandi piccoli uomini con cui passo le mie mattinate. Sono loro, Gianni  i suoi compagni. Ragazzi con il ciuffo come va di moda ora, con le scarpe da ginnastica firmate o taroccate, chissà… e i pantaloni a vita bassa che bisogna stare sempre lì a dirgli di tirarli su per non rimanere in mutande. Scoordinati, chiassoni, esuberanti e a tratti irriverenti… foruncolosi come si addice ad ogni adolescente che si rispetti. 🙂 Piangono di nulla e ridono di nulla, mangiano tutto ciò che gli capita a tiro, dalle gomme alle focaccine, alle cioccolate e perfino i tappini delle penne. Loro…i primi amoretti con le bimbe e i primi conflitti con i genitori perché si sentono grandi. Loro che ti chiamano “prof” ogni 3 secondi e mezzo. Loro che appena manchi un’ora ti chiedono come mai e poi aggiungono tutti afflitti che hanno sentito la tua mancanza anche se lì per lì hanno esultato quando hanno saputo che mancavi esclamando “URRA’!” 🙂 Ma non sono cattivi, lo fanno perché ti vogliono bene..e hanno la coerenza che contraddistingue un tredicenne che vede il mondo tutto complicato, a volte facilissimo e a volte difficile da morire.  Che vuoi farci… è così… e la prof vuole loro un bene grande…e questo è tutto ❤

La prof e i frattali

frattale6

Stamani lezione di geometria in seconda media. Non una geometria qualsiasi, ma una geometria bella da vedere, quella colorata da far girar la testa. Geometria e arte.

Parliamo dei FRATTALI:

frattale5

frattali1

frattale2

Ne parliamo a livello “divulgativo”, affascinante, non andiamo troppo a fondo con la matematica difficile perché i ragazzi sono piccoli e non capirebbero.  Però gli alunni si appassionano, dipingono e studiano le varie caratteristiche dei motivi che nei disegni si ripetono. Ad un certo punto in classe si alza una mano… è ancora Gianni (quel ragazzino a disagio ma che fa sempre domande argute e che l’altra volta chiese alla prof se era vegana…) e dice: “Prof, posso farle una domanda? …” Tutti in silenzio gli altri ascoltavano curiosi chiedendosi cosa ci fosse mai da dire.

E Gianni: “ma i frattali sono una scoperta o un’invenzione?“.

Oddio… ommioddiooo.. 14 La prof si è dovuta fermare a pensare per cercare di dare la risposta migliore possibile, ma era arduo affrontare la questione. “Mah, Gianni… intanto ti dico che la tua domanda è super-interessante e che fa riflettere molto!… Forse  si potrebbe dire che è un’invenzione, perché questa tecnica è stata creata dal nulla… ma non ne sono tanto sicura”..e Gianni che lì per lì sembrava abbastanza convinto: “Sa..perché me lo sono chiesto subito… e non sapevo che pensare… ora ho capito!”.

Come diamine si fa a distinguere tra un’invenzione matematica o una scoperta matematica. dico io? C’è chi dice che l’algebra sia un’invenzione, ma altri asseriscono (tanto per fare un esempio) che esiste anche se noi non la conosciamo…ma nel momento stesso che la scopriamo allora diventa una scoperta… Insomma, è un concetto filosofico non da poco.. al passo coi tempi

Poi, nei 10 minuti successivi, mentre gli alunni coloravano, la prof ci ha riflettuto fino a farsi venire il mal di testa e ha portato questi esempi:

frattale4

frattale3

Basta una struttura di una foglia e la superficie di un cavolo per dimostrare che la tecnica di costruzione di un frattale è una scoperta e non un’invenzione… ma anche questo concetto è opinabile, non trovate? Le foto posizionate in alto sono invenzioni, non scoperte. Comunque sia la prof non ha aggiunto più nulla alla discussione, ormai era meglio tacere.

Morale della storia: non basta più una laurea in matematica per rispondere ad una domanda istintiva di un ragazzino di seconda media. Amaro ma vero no no Punto.

La prof e la #coerenza

grilloStamani la prof era in classe a fare lezione di scienze, quando guardando al lato della cattedra ha visto un bel grillo che se ne stava rincantucciato e impaurito in un angolino riparato, sotto al ripiano del tavolo. Chissà da quanto tempo era lì e da quanto non mangiava…poveretto! I ragazzi si sono accorti che la prof fissava in quel punto e hanno subito inquadrato il grillo facendo i loro commenti: “Guarda lì che insetto gigantesco, ora si chiappa!” ..”No, ammazzalo alla svelta che a me fa schifo”!” .. “A me fa schifo anche ammazzarlo!”..e così via.. La prof a quel punto ha alzato la voce e ha urlato: “State un po’ zitti, che non vi si può sentire… voi che ammazzate gli animali! Vergognatevi! Gli animali vanno rispettati!” e poi ha aggiunto: “Chi si offre di prendere delicatamente il grillo, senza fargli male e lo fa uscire dalla finestra?.. A chi lo fa darò una bella super-nota positiva a scienze!” A quel punto si sono elettrizzati tutti, perché sapevano che la super-nota positiva equivale ad un bel voto;  il più veloce è stato Mohammed, un bimbo senegalese, alto, snello e sciolto nei movimenti, si è avvicinato al grillo, delicatamente lo ha fatto salire sul suo astuccio e tenendolo in bilico senza toccarlo, si è avvicinato alla finestra e lo ha fatto uscire fuori, in giardino.  Tutti hanno mormorato: “Ohhhh “ di ammirazione verso Mohammed, ma poi si sono un po’ risentiti e hanno cominciato a mormorare; “Perché proprio Mohammed? Lo avremmo potuto fare noi…” e si sono messi a far polemica sulla questione – grillo. La prof che non vuol sentire polemiche, a quel punto si è messa a fare un partaccione agli alunni: “Vedete ragazzi, a voi sta bene studiare il rispetto dell’ambiente sui libri  di scienze, ma quanti di voi mettono in pratica gli insegnamenti ricevuti?  Ad esempio si dice di separare le bottigliette di plastica nel cestino dei rifiuti, rispetto a quello dalla carta e quello dei resti delle merende, ma poi, tutti i santi giorni buttate tutti gli scarti nello stesso cestino e dopo bisogna risepararli.! Non volete imparare i comportamenti corretti: e così con gli animali.. sapete che tante specie sono in via di estinzione? Tanti anno fa, qui in campagna, era pieno di grilli.. e di farfalle… di uccelli… e ora non se ne vedono quasi più… e allora, se c’è un grillo nella stanza, bisogna averne rispetto, osservarlo e poi aiutarlo a liberarsi. Gli animali vanno salvaguardati!”   Silenzio totale nell’aula e tutti gli alunni pensavano, sbarrando gli occhi.. su certe cose evidentemente avevano riflettuto poco in precedenza. Ad un tratto si alza una mano, era Gianni che voleva fare una domanda; “Ha ragione professoressa, dobbiamo rispettare la natura e gli animali… ma, mi dica, lei è vegana?” . La prof, si è sentita arrivare addosso una doccia fredda e della serie hashtag-coerenza  #coerenza … “No, a dire il vero non sono proprio vegana…” e Gianni, con lo sguardo interrogativo: “Che vuol dire che non è PROPRIO vegana.. vuol dire che è vegetariana?.. e la prof che sarebbe sprofondata prima di rispondere a quella domanda: “No, in effetti non sono nemmeno vegetariana… un po’ di carne la mangio… ma poca poca..che tra l’alto fa anche male mangiare molta carne…” … (si poteva sentire nella stanza lo stridio delle unghie di chi si sta arrampicando sugli specchi e non ce la fa a risollevarsi piange) .. “Insomma professorezza, non si devono uccidere gli animali ma poi gli si taglia la gola e con le loro carni si fanno bistecche che ci gustiamo arrostite sui carboni…è un controsenso, non crede?” Non c’era polemica nelle parole di Gianni, era solo una riflessione ad alta voce e il ragionamento non faceva una piega… tutti ascoltavano e non fiatavano…e meno male che a quel punto è suonata la ricreazione e i ragazzi si sono distratti …  così tutti vissero felici e contenti facendo merenda con la focaccina farcita   di mortadella e nessuno pensò più al grillo e alla prof contradditoria. al passo coi tempi

Vita da prof

la-profDice: “Inizia la scuola…”. No, non è così, la scuola non inizia, la scuola TI PIOMBA ADDOSSO nel giro di poche ore.  Tu sei lì che ti godi l’ultimo scorcio dell’estate, magari ti sorseggi una bibita dolce  in santa pace mentre guardi il tramonto rosato e pensi al nulla cosmico e di punto in bianco ti ritrovi nel bel mezzo di una masnada di marmocchi caotici e chiassosi.

 “Hai potato il quaderno a quadretti?”…

“No, la mi’ mamma ancora non me l’ha comprato, me lo prenderà sabato!”…

 “Sabatooooooo? Per comprare un benedetto quaderno?….” e nel mentre cerchi di spiegare a Pierino che sarebbe andata bene anche se avesse portato, se ne avesse avuto voglia,  anche il quaderno dello scorso anno, ti arriva Carletto alla cattedra con la mano alla bocca e gesticolando chiede di poter uscire perché gli butta sangue il naso…. ommioddio… tutto il sangue in terra, chiami il custode ma con la buona scuola i custodi sono una specie in via di estinzione, allora ti metti chinata a terra a cercare di pulire con i tuoi fazzoletti,  le macchie sul pavimento, ma nel frattempo suona la campanella… ma come la campanella se manca mezz’ora alla fine della lezione? E allora molli tutto lì e ti affacci al corridoio perché hai il dubbio che sia necessario evacuare la scuola per qualche motivo, ma poi senti una voce al piano di sotto che urla: “Non ci fate caso, stiamo rimettendo l’orologio e suona a vanvera!”. A quel punto entra il ricercatissimo custode che si scopre essere stato sequestrato ad interim dalla segreteria per cercare di organizzare l’orario. Il custode indica il libro (nero come un libro dannato) delle sostituzioni dei colleghi assenti e si mette ad implorare che tu gli faccia un paio di supplenze al giorno perché il ministero ancora non si deve essere accorto che è iniziata la scuola e ancora non ha nominato i prof  necessari a coprire le classi. A quel punto inizia la tiritera del: “No, dai icchellè ‘sta storia, non posso fare dalla prima all’ultima ora tutti i giorni, senza nemmeno un minuto per bere un bicchiere d’acqua!” e il custode che si  prostra e ti prega anche in turco perché tu vada in classe … sai, fosse mai che ci mandino lui…il custode lo sa che in quel caso verrebbe sbranato entro i primi dieci minuti dai pargoli inferociti. Che rispetto hanno gli alunni di oggi verso un custode? 14

Ecco, le mattinate passano così! Ed è così che la scuola ti piomba addosso da un momento all’altro ecchecavolo… e datemela ‘sta pensioneeeee… non so quanto ancora potrò reggere! tristezza

“aiutami prof” n.2

bambino-geloso-fratello-piccolo_200x200Forse vi ricorderete la storia di Samuele di cui parlavo qui, ma se non l’avete letta correte e leggerla perché ne vale la pena non importa, si riassume in due parole: Samuele è un ragazzino conteso tra babbo e mamma (giovanissimi) che si sono separati e litigano per mille motivi; una volta ha messo un bigliettino in tasca alla prof chiedendole aiuto.

Questo è il seguito della storia…

Ieri la prof era in classe e aspettava che i ragazzi facessero la ricreazione quando Samuele le è andato vicino e le ha detto sottovoce: “Lo sa prof che mi sta per nascere un fratellino?” La prof lo ha guardato un po’ stupita per quella dichiarazione. Samuele è un bimbo in crescita, un po’ foruncoloso, moro, con gli occhi nerissimi e profondi e con uno sguardo perennemente sorridente, di quei sorrisi che forse non lo sono realmente, ma sono atteggiamenti del volto che contrae in modo involontario certi muscoli, che fanno sembrare che uno stia sorridendo anche quando piange. Nemmeno conoscendo bene Samuele si poteva capire il suo vero stato d’animo, quello che un insegnante invece comprende bene è che il ragazzino è in difficoltà, sia nelle materie scolastiche, che nei rapporti con gli altri e forse anche nei rapporti con se stesso, infatti suo padre lo manda dalla psicologa (e lo stesso anche per il fratello che ha un anno meno di lui). Ma torniamo a noi e alla domanda che il ragazzo ha posto alla prof. “Lo sa che mi sta per nascere un fratello?”. “Tua madre ti dà un fratellino? E’ figlio del nuovo compagno, quello che ha conosciuto in primavera?” e lui: “Sì, nascerà alla fine dell’anno…” “… e tu sei contento,  vero?”, “Sì, ma con mio fratello grande dovrò andare a vivere da babbo per tanto tempo, finché il piccolo non sarà cresciuto.” E la prof, dopo aver cercato nei meandri del suo cervello un qualcosa di meno idiota rispetto a ciò che le veniva istintivo dire “ma tua madre (benedetta donna) non aveva niente di meglio da fare?” “… e tu sei contento, vero? Tua nonna e tuo padre ti faranno sfondare ai giochini elettronici e mangiare merendine quanto un bue giocare ai giochini e mangiare le merendine…” e lui: “Sì, sono contento… dai…” e la prof sapeva che su quel “dai” ci sarebbe stato da scrivere poemi, ma terminò la conversazione con uno dei suoi sorrisi più rassicuranti, facendo una carezza alla mano del ragazzo, mentre diceva: “Andrà tutto bene Samuele, …vedrai che andrà tutto bene…!”. Ma la prof mente quando serve, perché  non sarà affatto così, non andrà per niente bene e se fino a ora è stata dura, per lui lo sarà ancora di più.

Ecco, il racconto per ora finisce qui, ma della morale del racconto ne vogliamo parlare? Io mi chiedo come mai certe  donne che si sposano troppo giovani, mettono subito al mondo dei bambini anche se sono impreparate e non sanno crescerli e poi si levano dall’occasione mollando marito e prole e vanno a fare le frustrate altrove, finché non trovano (tempo zero perché sono carine e gli uomini sono dei coglioXX) un altro compagno e dimenticando la disastrosa esperienza di vita matrimoniale che hanno appena vissuto, non fanno nemmeno in tempo a conoscersi per bene che subito mettono al mondo un altro figlio! E’ come se volessero “ricompensare” il principe col cavallo bianco che è arrivato a salvarle da cotanto scempio di vita in cui la malcapitata si era ritrovata, donandogli un figlio nuovo. Ma i figli non sono regali da fare! Un orologio da polso è un regalo da fare ad un uomo, o una vacanza a Castiglioncello, ma mica un figlio!

Ma che lo fai a fare un figlio nuovo se hai due figli che già non hai saputo crescere e che tutti i giorni fanno il viottolo dagli psicologi?

Certe vite sono vite di  corsa, in cui le esperienze non hanno il tempo di essere vissute e di quelle non si fa tesoro e non si impara niente. Vite in cui gli errori si ritrovano fitti fitti e le delusioni si susseguono alle illusioni a ritmo incalzante.

La prof vuole indire una petizione per promuovere una legge che preveda il superamento di un apposito corso di laurea propedeutico per diventare mamma! …sì, lo farà, vedrete che lo farà!