storie incomplete

sguardoLei era lì, appoggiata alla parete e appariva molto più carina rispetto all’ultima volta che l’avevo vista, circa un paio di anni fa. Il fisico ora era ben tornito e più slanciato, fasciato da un maglioncino accollato color cielo e un paio di jeans con i brillantini luccicanti. Una bella ragazza senza dubbio: alta, con il trucco curato, i capelli legati raccolti in un ciuffo che gli cadeva sulla testa; una pettinatura alla moda, gli occhi neri, pungenti come non mai e poi quel suo sguardo ammiccante e sfuggente che tanto mi faceva arrabbiare quando mi guardava in quel modo che a me sembrava strafottente nel mentre mi rispondeva male in classe.

Era stata una ragazzina difficile; una di quelle che interrompeva monopolizzando l’attenzione dei compagni e non ti faceva mai far lezione in pace. Una tipa tosta, perché così l’aveva fatta diventare la vita difficile che aveva dovuto sopportare da quando era nata. Suo padre che entrava e usciva di galera, i suoi fratelli drogati, sua madre malata di mente e chiusa in una struttura sanitaria, sua zia che la rifiutava e le chiudeva la porta in faccia e sua nonna anziana, malata e povera.
Capita in questi casi che ci si chieda che hanno fatto di male certi ragazzi per nascere in situazioni così devastanti e come mai non hanno potuto avere certi privilegi di cui possono godere i loro coetanei.

Non ci sono alternative a certi destini avversi e l’unica via di uscita è imparare ad accettare la situazione e cercare di sopravvivere.

Di certo per Giulia, la ragazzina dallo sguardo di fuoco, la situazione non si era stabilizzata, altrimenti non saremmo stati lì, nell’anticamera di un’aula di tribunale.  Una strana situazione per chi non è abituato ad avere a che fare con problemi di giustizia e ancor più strana è la situazione di una prof che si trova a dover varcare per la prima volta in vita sua la soglia dell’aula di tribunale per andare a testimoniare per soprusi e violenze familiari su una giovane ragazzina.
Dalla finestra a piano terra si vedeva che fuori il cielo era cupo e nevischiava. La neve aveva coperto le sterpaglie che circondavano lo stabile ed era anche un bene perché il giardino era talmente trascurato e pieno di macerie e robe vecchie che meno si vedeva e meglio era.
“Ciao Giulia, come stai?” .. un breve sorriso e un abbraccio interminabile. E quello è stato l’unico momento bello di tutto quel pomeriggio pieno di domande e di risposte, di sussurri e di urla disperate, pieno di odio e di rancore.. pieno di menzogne e verità.. pieno di cose che non erano mie e che non capivo.. pieno di cose che non avrei mai saputo. Un pomeriggio pieno di storie incomplete e incomprese, forse affrontate troppo tardi, quando ormai non ci sarebbe stato più tempo per cambiare nulla. Un pomeriggio interminabile e assurdo in cui ci si sente inadeguati a tutto, anche a vivere.

Pubblicato da

Alidada

sono qui, nel mio spicchio di cielo

8 pensieri su “storie incomplete”

  1. Terribile. Ci sono situazioni familiari che ci riesce veramente difficile immaginare. Spero che questa ragazza riesca un giorno a trovare la serenità e a liberarsi dal terribile passato in cui è cresciuta.Ma sappiamo che sarà veramente molto difficile e che non potrà mai avere la famiglia che merita.

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  2. Pesante. Quando un insegnante è coinvolto a tal punto da dover testimoniare in tribunale, allora la situazione è davvero grave. Sicuramente te la sei cavata bene e ciò si capisce dalle tue parole di umanità.

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  3. L’augurio è che tutto questo ora serva a modificare in meglio la vita di Giulia. Glielo auguriamo con tutto il cuore.
    Noi non lavoriamo con le carte bensì con esseri umani che ti entrano dentro e non ne usciranno più.
    Buona serata, ciao

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  4. Che male hanno fatto? Giusto, cara Licia: tutto dipende dalla fortuna di nascere nel posto giusto al momento giusto. Ma la vita ha messo sulla sua strada una brava insegnante come te, occorre molta pazienza e disponibilità e lei, Giulia, un giorno tornerà a ringraziarti. I servizi sociali che fanno? Quanti ragazzi vivono esperienze dolorose, quanti combattono e soffrono. Spero che questa ragazza ce la possa fare, sai poi è un recupero a catena: lei potrà essere d’aiuto ad altri.
    Una storia scritta con il cuore, brava.

    un caro abbraccio
    annamaria

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  5. Io mi chiedo perchè si arrivi ad affrontare queste situazioni in ritardo.
    Lo dico perchè a scuola vivo una situazione molto simile alla tua, sul punto di esplodere.
    Non so se è per via dei tempi lunghi o perchè chi deve fare scelte impopolari non voglia prendersi responsibilità.
    Di fatto chi paga sono i bambini, gli adolescenti che avrebbero diritto a viivere un vita il più possibile tranquilla e “normale”.

    ti abbraccio

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