sotto al Duomo di Firenze

sotto al Duomo di Firenze

 

Un paio di giorni fa ero a Firenze di prima mattina. Sotto ad un cielo plumbeo camminavo lentamente tanto ero in anticipo rispetto all’appuntamento che avevo fissato. Le luci dei negozi cominciavano ad accendersi con il loro sfavillio natalizio e la gente iniziava il solito tran tran di una delle tipiche mattine pre-natalizie. Dalla stazione mi avviai verso il Duomo e di lì a poco ecco apparire un pretino d’altri tempi. Camminava a passo svelto con il collo a novanta gradi sul selciato. La sua borsa di pelle come quelle di una volta, ciondolava ad ogni passo che lui faceva. Mi fermai ad osservarlo e pensai che al giorno d’oggi non usa più vedere pretini come quello.. i preti di oggigiorno sono completamente diversi sia per il vestiario e spesso anche per il colore della pelle. Anni fa passai un periodo in cui mi divertivo a dipingere quadretti con i pretini di quel tipo.. carini assai  🙂

Nei giardini che nessuno sa

Senti quella pelle ruvida

Un gran freddo dentro l’anima

Fa fatica anche una lacrima a scendere giù

Troppe attese dietro l’angolo

Gioie che non ti appartengono

Questo tempo inconciliabile gioca contro di te

Ecco come si finisce poi

Inchiodati a una finestra noi

Spettatori malinconici di felicità impossibili

Tanti viaggi rimandati e già

Valigie vuote da un’eternità

Quel dolore che non sai cos’è

Solo lui non ti abbandonerà… mai, oh mai

È un rifugio quel malessere

Troppa fretta in quel tuo crescere

Non si fanno più miracoli

Adesso non più

Non dar retta a quelle bambole

Non toccare quelle pillole

Quella suora ha un bel carattere

Ci sa fare con le anime

Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi

L’energia, l’allegria per strapparti ancora sorrisi

Dirti sì, sempre sì e riuscire a farti volare

Dove vuoi, dove sai senza più quel peso sul cuore

Nasconderti le nuove, quell’inverno che ti fa male

Curarti le ferite e poi qualche dente in più per mangiare

E poi vederti ridere e poi vederti correre ancora

Dimentica, c’è chi dimentica distrattamente un fiore una domenica

E poi silenzi

E poi silenzi

Silenzi

Nei giardini che nessuno sa si respira l’inutilità;

C’è rispetto grande pulizia; quasi follia

Non sai com’è; bello stringerti

Ritrovarsi qui a difenderti

E vestirti e pettinarti sì e sussurrarti non arrenderti

Nei giardini che nessuno sa quanta vita si trascina qua

Solo acciacchi piccole anemie, siamo niente senza fantasie

Sorreggili, aiutali, ti prego non lasciarli cadere

Esili, fragili non negargli un po’ del tuo amore

Stelle che ora tacciono, ma daranno un senso al quel cielo

Gli uomini non brillano se non sono stelle anche loro

Mani che ora tremano perché il vento soffia più forte

Non lasciarli adesso no, che non li sorprenda la morte

Siamo noi gli inabili che pur avendo a volte non diamo

Dimentica, c’è chi dimentica distrattamente un fiore una domenica

E poi silenzi

E poi silenzi

Silenzi

 

 

Renato Zero.

 

Dedicata a Mel che me l’ha suggerita e a tutti coloro che la sentono sua.