Il supplentino

supplenteNon è mai successo che a scuola ci fosse un caos come quest’anno.  Fino a qualche giorno fa eravamo pochissimi al lavoro, perché molti insegnanti non erano ancora stati nominati e badare tutti i ragazzi è stata un’impresa ardua. Poi, finalmente, i nuovi docenti sono arrivati e sono tantissimi, in quanto le cattedre di 18 ore sono state suddivise tra più persone, per cui sono stati assegnati degli spezzoni orari, con conseguente disagio di tutti.

Stamani sono arrivata a scuola e mi sono trovata davanti un ragazzo, che mi è venuto incontro e si è presentato: “Sono il nuovo supplente di matematica” Ha detto.. e io non ho potuto fare a meno di sorridergli dicendo: “Ma il liceo lo hai terminato vero?” e gli ho stretto la mano, che ho sentito ne’ più ne’ meno come quella di un alunno: debole, fredda e un po’ sudaticcia.  “Si comincia bene…” mi son detta tra me e me, “questo lo sbranano!” ho pensato, “è troppo intimorito”.

Poi ci siamo lasciati dirigendosi ognuno verso la rispettiva porta dell’aula. Alle 10:20 è suonata la ricreazione e sono andata sulla porta per sorvegliare la scolaresca, ma chi ti trovo nel corridoio proprio lì dietro? Lui! Il supplente giovincello. Mi ha guardata un po’ smarrito e mi ha sorriso dicendo che aveva fame e che da ora in poi si sarebbe portato la merenda. “E’ proprio un ragazzo… gli è venuta voglia di un panino a vedere gli scolari che sgranavano focaccine imbottite”, ho pensato sorridendo tra me e me.

Alla terza ora avevo del tempo libero e sono andata in sala insegnanti e mi sono ritrovata in mezzo ad un gruppo di docenti sì e no  trentenni, tutti indaffarati a cercare di capire come funziona il carrozzone scolastico. Anche il supplentino era lì e mi si è messo a fare l’interrogatorio: il programma dove lo trovo?.. La valutazione delle verifiche come la faccio? …  Per l’uscita da scuola dei ragazzi come mi devo regolare?… I libri di testo dove li trovo?.. e via via, una dopo l’altra tutte le richieste. Io mi sono chiesta da dove arrivasse quel giovane che di scuola non sapeva nulla e alla fine non ho retto e gliel’ho chiesto: “ Ma tu fino ad ora che lavoro facevi?” ..e lui angelico: “Facevo il supplente del postino.. di scuola non so assolutamente niente!”. Chissà come me lo ero immaginato 😉 Chiacchiera dopo chiacchiera è suonata la campanella e siamo corsi nelle nostre rispettive classi.

Alle 13:20, alla fine della mattinata, abbiamo accompagnato i ragazzi al portone dell’uscita e ci siamo incontrati di nuovo..ormai eravamo diventati quasi amici. “Allora, com’è andata?” gli ho detto sorridendo..e lui: “Non credo di farcela…” mi ha risposto tutto triste, “…forse rinuncio”.

Sì, penso proprio che oggi il povero malcapitato nelle classi lo abbiano sbranato. Gli adolescenti quando ci si mettono sono terribili. Lo so per esperienza, è così che va il mondo, d’impatto, appena arrivi in mezzo ad un branco di adolescenti ti penti di essere lì e maledici il momento in cui ti è balenato per la testa di scegliere quel  lavoro. Ci vogliono anni di gavetta e imparare un oceano di cose prima di diventare un discreto prof. Ripensandoci bene, forse quel che si impara non basta mai, perché mentre lo fai la società cambia e anche il tuo modo di porti deve cambiare. Il lavoro del prof è tutto in divenire e niente è mai com’era prima. Chissà se anch’io, ai miei tempi, ho dato la stessa impressione di neo-prof-imbranata scherza

Pubblicato da

Alidada

sono qui, nel mio spicchio di cielo

34 pensieri su “Il supplentino”

        1. è vero, ma io penso che insegnare è ancor più difficile e uno che si accinge a fare questo lavoro un pochino dovrebbe prepararsi e studiare. Noi si aiuta ma più di tanto non ce la facciamo..e lui è troppo sprovveduto. E’ come se metti a fare il cuoco chi non è mai entrato in cucina.

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  1. Porello il supplentino. E sì che nemmeno fare il.postino oggi è tanto facile.
    Ma se la scuola continuerà questa deriva , iniziata negli anni ’80 a mio parere, presto non si troveranno più persone disposte ad affrontare le difficoltà e i disagi di questo lavoro. E non resterà che accogliere la provocatoria ingiunzione ( di Papini? ) : chiudete le scuole di ogni ordine e grado.

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  2. Ciao, mi viene da fare un’osservazione anzi due: Tutti, ma proprio tutti il primo giorno di lavoro non sanno bene da che parte girarsi, specialmente se sono assunti in un nuovo ambiente lavorativo speriamo che con i giorni le cose migliorino ( lo dico per lui e per gli studenti che hanno diritto ad avere un’insegnate che sappia il fatto suo) Due: Ma come è possibile che sti ragazzi siano così rinunciatari di fronte alla prima difficoltà? Sembra che nessuno li abbia preparati agli ostacoli che si devono affrontare, sembra che siano dei bambini alla ricerca della mamma piuttosto che giovani uomini pronti a impegnarsi per far funzionare le cose . Davvero resto sempre perplessa quando vedo situazioni così….

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    1. Io no. Non sono perplessa perché so bene cosa può accadere in un’aula scolastica al giorno d’oggi. Ho vissuto un anno così, in una quarta elementare, e non ero una sprovveduta supplente, avevo vent’anni di servizio sulle spalle. Sono serviti perché perdere vent’anni di lavoro uno non se lo può permettere, ma fossi stata agli inizi, chissà. Probabilmente avrei preferito tentare altre strade. Sarà così finché non verrà chiarito che lo studio non è un diritto, o se lo è bisogna guadagnarselo.

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    2. E’ vero che chi inizia un lavoro si trova in difficoltà, ..ma chi sa che vuole andare a fare l’insegnante, a mio parere, dovrebbe prepararsi almeno un po’ e studiar, non si può entrare a scuola così sprovveduti. Per il resto..io penso che ci sono giovani bamboccioni, è vero, ma ci sono anche tanti giovani super-bravi e dinamici che in poco tempo lavorano e si costruiscono un futuro. Buon w.e. mia cara Gisella

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  3. Mi auguro che questo giovanissimo prof non abbia rinunciato e che tu lo stai guidando a farcela. Il lavoro di insegnante non è per nulla facile, ci vuole polso, autorevolezza, fatica, creatività, preparazione.Poi può diventare un mestiere bellissimo.Gli inizi, però, sono molto duri e si ringrazierà sempre quel collega che, vedendoci nei primi tempi smarriti e impauriti, decise di prenderci per mano.

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    1. Il supplente c’è ancora..ma poveretto… 😦 Mi fa un po’ pena. Quanto alla riconoscenza, io sono sempre stata tutor..ma di riconoscenza non ne ho ricevuta molta. Buon w.e. Marirò

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  4. Spero che trovi il suo modo di insegnare o la sua strada alternativa, ma anche io sono convinta che servono davvero le palle per insegnare, un’autorevolezza che serve per tenere il polso della classe. Da studentessa ero veramente molto rattristata dagli insegnanti che non ce l’avevano, ma alcuni infierivano.

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