Passa il tempo!


prima media.JPGPotrei scrivere un romanzo sul primo giorno di scuola dei bimbi di prima media. Ogni anno si ripresenta una nuova scena che però non è tanto diversa da quella degli anni precedenti. Li vedi tutti lì fermi, intimoriti con gli occhi sgranati come se un lupo stesse per avventarsi su di loro.

Tutti zitti aspettano timorosi l’ingresso degli insegnanti. Ogni tanto bisbigliano all’orecchio del compagno per sapere se in quel momento ci si può soffiare il naso o ci si può chinare a raccogliere un lapis che è cascato in terra.

Poi, piano piano, cominciano a sciogliersi e provano a chiedere sottovoce: “Tu maestra come ti chiami?” e a quel punto a me viene sempre da sorridere..ma non mi lascio coinvolgere più di tanto e rispondo: “Ora siete grandi e dovete dare del Lei anche se qualcuno di voi mi conosce bene…” e mi volto a guardare la figlia di mia cugina che mi guarda fissa con gli occhioni verdi sgranati.

Ebbene sì. nei paesi succede anche questo, che si insegna ai figli dei cugini… ma anche ai cugini stessi. visto che la madre della bimba occupava lo stesso suo posto circa 20 anni prima di lei.

Poi c’è l’appello e a quel punto finisco sempre a domandarmi per quante generazioni dovrò proseguire l’insegnamento nella mia scuola. Scuoto il capo ridendo tra me e me pensando che tra un po’ arriveranno anche i nipotini dei nonni che sono stati miei ex.alunni.

Una volta, qualche anno fa,  mandai alla lavagna una bimba e nel mentre le dettavo delle cose da scrivere la osservavo notando una certa somiglianza con un’altra che era stata mia alunna anni addietro. Alla fine glielo chiesi: “Conosci per caso una certa Pamela?..Sai che le somigli!.. Dovrebbe avere qualche anno più di te.. “ e lei mi guardò un po’ strana e mi rispose: “Certo che la conosco, è mia madre!” e io: “Naaaaa…. non è possibile… avrà una ventina d’anni non di più.. ti dico anche il cognome…- e pensa e ripensa mi venne in mente come si chiamava quella Pamela-.. Galli!” Ecco come si chiamava! 

E lei di rimando:“Appunto prof.. è proprio lei, mia madre!” A quel punto mi resi conto che il mio concetto del tempo era un po’ logoro e che era meglio fare l’indifferente e lasciar perdere il discorso, sperando fosse passato inosservato dalla classe ..