Domenico e le arance..

   Non era tanto che si era inserito in quella scuola. Un anno a malapena. Lui, quindici anni portati bene, se così si può dire… infatti  nessuno avrebbe detto che in precedenza aveva già ripetuto due volte. Era uguale ai suoi coetanei di terza media.  Moro come la pece, non molto alto ma ben messo, con la corporatura snella di chi pratica attività agonistica, Domenico, con gli occhi neri come il buio della notte, veniva da un quartiere poco tranquillo di Napoli, uno di quei posti di cui si sente sempre parlare in tv per le cose brutte che ci succedono. A quel ragazzo le regole stavano strette, forse perché dove era nato e vissuto per tredici anni, l’unica regola era quella di non seguire regole, o forse nessuno laggiù le conosceva. Fatto sta che in Toscana tirava un’aria diversa e i professori e i compagni esigevano che lui fosse un bravo ragazzo, inteso nel senso più  civile in cui quel termine si possa intendere. Non era facile. Non era affatto facile, perché Domenico ne combinava sempre una. Andava in palestra senza permesso mentre gli altri svolgevano il compito in classe, ogni tanto prendeva a botte qualcuno oppure  rispondeva male a qualche professore….

 Un giorno ne combinò una grossa: prese un paio di arance a mensa e se le mise in tasca, poi corse su per le scale precedendo tutti i compagni e gli insegnanti, si diresse nella sua aula al secondo piano e si mise a tirarle dalla finestra, nel terrazzo della casa accanto alla scuola. Chissà che cosa gli era passato per la testa di fare quel gesto così sconsiderato.

Lanciare arance da una finestra del secondo piano può essere molto pericoloso e, anche se l’unico danno da lui provocato era la sporcizia su quel terrazzo … non vi dico che putiferio succese. Tanto per cominciare la dirimpettaia che si beccò quelle arance ai suoi piedi mentre stava uscendo sul terrazzo si arrabbiò così tanto .. ma così tanto, che corse subito a telefonare ai carabinieri affinchè provvedessero velocemente a far giustizia di quella “malefatta ignobile”. Poi seguì uno sbecerio dei ragazzi della scuola e successivamente un urlio dei professori che quando si ravvidero dell’accaduto si arrabbiarono come matti. 

Domenico confessò subito di essere stato lui e tutti videro che ammise di aver sbagliato e che si dispiaceva. Così andò di sua volontà a chiedere scusa e a ripulire il terrazzo del vicino. Poi vennero chiamati i suoi genitori… e il consiglio di classe ne parlò a lungo.. insomma quella storia non finiva mai.

Dopo qualche giorno la prof  (la solita!) arrivò in classe tutta  tranquilla con la borsetta a tracolla come sempre, si sedette alla cattedra, posò la borsetta  e tra un’equazione e uno studio geometrico, uno studio geometrico e un’equazione, si mise a chiacchierare un po’ con i ragazzi. Voltandosi verso sinistra vide Domenico tutto concentrato sul suo quaderno e le venne fatto di dirgli:

-Allora Domenico.. la storia delle arance è finita o no?-

E lui distrattamente:

– Guardi prof.. stia zitta.. quella storia non finisce più! Io ho chiesto scusa.. ho pulito.. mi sono preso il rapporto.. ho portato i miei genitori.. ma qui appena mi vedono avvicinare ad una finestra,  corrono tutti intorno e si aspettano che tiri fuori le arance di tasca e ci riprovi!- …

La prof ascoltava e non riusciva a nascondere un po’ di ilarità.. Lei sapeva bene che il ragazzo aveva capito quella lezione.. magari avrebbe sbagliato di nuovo, ma non allo stesso modo. Domenico intanto continuava a parlare,  ..e aveva cominciato a sorridere anche lui:

 – Io mi sono reso conto di aver sbagliato e giuro che non farò mai più una cosa del genere… ma  non possono continuare a venirmi a perquisire ogni volta che alla mensa danno le arance come frutta! .. Mi sembra di esser diventato Jonni Stecchino con le banane a Palermo.. quando fa succedere tutto quel putiferio per due banane!” E mentre parlava gesticolava e scuoteva il capo per sottolineare il suo disappunto.. In quel mentre che finiva di parlare e tutti avevano cominciato a ridere per la battuta sul film di Benigni, suonò la campanella della ricreazione e i ragazzi si sparpagliarono qua e là..

Allora la prof rimase alla cattedra e ne approfittò come sempre per farsi la sua merendina.. aprì la borsetta e tirò fuori la sua bella arancia succosa cominciando a sbucciarla. Credeva di essere sola o quanto meno di passare inosservata e invece ecco una voce provenire da sopra la sua spalla sinistra. Qualcuno era dietro di lei, era uno dei ragazzi,  Luigi, che le sussurrava: “ Con quell’arancia …prof… stia attenta a Domenico!”