Un anno dopo

Oggi compie un anno la pandemia del secolo: il primo dicembre nella città cinese di Wuhan un uomo mostrava i sintomi di quella che allora era una polmonite misteriosa e senza nome. Adesso si sa che quella è stata l’origine della pandemia di Covid-19 che finora nel mondo ha provocato più di 63 milioni di casi e quasi un milione e mezzo di vittime.

A voi com’è cambiata la vita? Oggi ripensavo alle mie giratine nei mega centri commerciali.. ai Gigli a Firenze …all’Ikea a Pisa, oppure nel bellissimo lungomare di Viareggio…

Ripensavo a questo:

[i Gigli – Firenze]

Pensavo alla libertà che avevamo e di cui nemmeno ci rendevamo conto di quanto fosse importante. Libertà di fare gruppo, di chiacchierare e stare insieme. Un anno fa eravamo ancora liberi di respirare, di starnutire e tossire senza che nessuno ci guardasse con sospetto. Era prima che la nostre case diventassero dei bunker chiusi ai possibili portatori di malattia. Io ho sempre avuto paura del contagio perché da asmatica/allergica so cosa vuol dire rimanere asfissiati, l’ho provato una volta che ho avuto una crisi allergica e me la sono cavata per miracolo. Non riesco a far finta di nulla e sono solidale con coloro che sono costretti a mettere a repentaglio la loro vita nelle corsie degli ospedali o dentro alle ambulanze che corrono a sirene spiegate cercando di soccorrere coloro che stanno morendo.

E’ stato un anno assurdo, tra le bandiere arcobaleno e i messaggi arrabbiati dei commercianti che devono chiudere le loro attività perché non riescono ad andare avanti. Un anno in cui d’estate si guardavano le immagini di quelle discoteche strapiene di gente e poi gli aeroporti con i rientri di gente che non si sapeva cosa si portava addosso e ci chiedevamo che cosa sarebbe successo il giorno dopo.

E’ stato un terribile anno maledettamente bisestile che ci ha portato addosso il peggio che si poteva pensare. C’è chi pensa alla congiura e chi pensa alle falsità, io dal canto mio pensavo di esser forte, ma dopo tanto distanziare è arrivata pure per me una di quelle giornate in cui scappare ai Gigli a Firenze a chiacchierare a casaccio con qualcuno , m’avrebbe fatto un gran bene.

Oggi mi vien fatto di pensare che lo scrivere o il leggere a volte non sono soluzione ma sono proprio il problema.

Oggi i Gigli ci sarebbe voluto proprio.