Normal
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Lei, con quegli occhi chiari e grandi come quelli di una cerbiatta smarrita nel bosco, si guardava intorno spaesata mentre la sua mano si abbandonava ai ghirigori sparsi nelle pagine della sua agenda scolastica. Eppure si era fatta tante aspettative prima di arrivare ad insegnare in quella scuola.
Sono sempre stata convinta che ogni insegnante abbia all’origine della scelta del suo mestiere, una sorta di vocazione, ossia di un credo interiore, qualcosa di nobile e puro che lo spinge a dedicare la propria vita all’insegnamento. Già, perché è una sacrosanta verità quella che afferma che insegnare non è un lavoro come un altro ma una specie di missione che io ritengo dovrebbe essere intrapresa dopo un “giuramento di Ippocrate”, come quello dei medici. In qualche modo direi che sarebbe necessario suggellare il passaggio all’ordine degli insegnanti con tanto di iscrizione all’albo con relativa dichiarazione di intenti.
Sì, ma questo discorso è lunghetto e qui non è la sede giusta per affrontarlo e allora lasciamo perdere e torniamo a lei, alla silenziosa docente con gli occhioni color del cielo, la docente di sostegno con gli occhi da cerbiatta, quella che ultimamente nasicava infreddolita in classe, seduta a quel banchino in disparte, a cui si erano affiancati tutti gli alunni più disagiati, anche il romeno che non spiccicava nulla di italiano e la bimba albanese.. idem.. senza contare il dislessico e la dsa (sigla che ultimamente si inflaziona nelle scuole e che lascia intendere dei disturbi nell’apprendimento). Ebbene, ora però il contesto di cui parliamo non era la classe ma la scena è quella del consiglio di classe. Immaginamiocela per un attimo socchiudendo gli occhi: lei, la riccioluta docente con gli occhi da cerbiatta seduta tra una decina di docenti chiusi asserragliati nella saletta degli insegnanti che poi è una delle poche ad essere riscaldata in tutta la scuola. Bene.. ve la siete immaginata? Sicuri? Mi fa piacere perché questo scritto si interrompe qui e niente sarà descritto per come è e come è stato. Immaginiamola come meglio crediamo: ci sarà chi resterà affascinato dalla dialettica che guiderà le discussioni e dalla professionalità dei docenti, altri si entusiasmeranno dei progetti didattici e delle tematiche epistemologiche che si snoderanno sui nodi cognitivi degli alunni, altri, presi dalla curiosità si fermeranno in attesa di scoprire il buonsenso che notoriamente da sempre anima lo spirito di ogni insegnante.. ebbene sì, pensate quel che volete purchè sia bello.. Perché mi fa piacere che lo facciate, almeno voi che non conoscete davvero come vanno le cose. Pensate a quei ghirigori su quelle pagine bianche come espressione di compiacimento verso un gruppo di persone che lavora all’unisono su delle cose importanti e che riflette.. si rispetta.. si confronta.. si ingegna nella ricerca di strategie didattiche che portino i loro alunni a crescere e ad essere bravi cittadini. Pensate ad un bel gruppo di persone energiche e preparate che sono fiere di lavorare dove lavorano e che sprezzanti delle difficoltà armonizzano le loro competenze in un leitmotiv di alta levatura morale.
Pensate all’orgoglio che anima lo spirito del professore e anche alla modestia che contraddistingue la sua intelligenza. Pensate alla scuola come fucina di intelletti per un domani migliore. Pensate anche un po’ a me che in queste cose ci ho sempre creduto.. Io intanto aspetto, mi fermo ad osservare quei ghirigori della riccioluta docente su quei fogli bianchi… e taccio.