Si chiama àrista in Toscana la schiena di maiale cotta arrosto o in forno, e si usa mangiarla fredda, essendo assai migliore che calda. Per schiena di maiale s’intende, in questo caso, quel pezzo della lombata che conserva le costole, e che può pesare anche 3 o 4 chilogrammi.
Steccatela con aglio, ciocche di ramerino e qualche chiodo di garofano, ma con parsimonia, essendo odori che tornano facilmente a gola, e conditela con sale e pepe.
Cuocetela arrosto allo spiede, che è meglio, o mandatela al forno senz’altro, e servitevi dell’unto che butta per rosolar patate o per rifare erbaggi.
È un piatto che può far comodo nelle famiglie, perché d’inverno si conserva a lungo.
Durante il Concilio del 1430, convocato in Firenze onde appianare alcune differenze tra la Chiesa romana e la greca, fu ai vescovi e al loro seguito imbandita questa pietanza conosciuta allora con altro nome. Trovatala di loro gusto cominciarono a dire: àrista, àrista (buona, buona!), e quella parola greca serve ancora, dopo quattro secoli e mezzo a significare la parte di costato del maiale cucinato in quel modo.
Naturalmente tutto questo è narrato dal mio maestro di cucina, tal Pellegrino Artusi ..eccolo qua..
Buona giornata a tutti 🙂
ramerino=rosmarino.
ndR.
ah, ‘ste toscane…;)
questo è uno dei miei piatti preferiti in assoluto, la mangio spesso ma come si mangia in Toscana…
se va infilzata allo spiedo sarà opportuno disossarla altrimenti assisteremmo a un cruento duello fra costole e griglia rovente del forno.
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Io amo la buona cucina..tu mi fai peccare di gola con queste ricette ed è pure ora di pranzo :))
arista arista :))
un bacio
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ahimè, sono vegetariana, bacioni
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accidenti alla mia dieta!!!!!!!!!!!!!
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E’ anche uno dei piatti preferiti a casa mia. Ciao Bella Proff
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