Il metodo Gordon.


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Un po’ di psicologia: “genitori efficaci”.

Un metodo relativamente recente, ma già molto conosciuto in tutto il mondo, per educare i figli con metodo empatico, è quello suggerito da Thomas Gordon, con il suo metodo P.E.T. E’ un metodo che ha come finalità quella di far diventare la famiglia uno spazio creativo e democratico. Per ottenere questo le pratiche educative devono essere basate sul rispetto, l’ascolto e la collaborazione nella soluzione dei conflitti.

Thomas Gordon è uno psicologo clinico che si è formato a stretto contatto con Carl Rogers; Il suo libro, ‘Genitori efficaci, Educare figli responsabili’ è ormai un classico, viene utilizzato in 37 Paesi del mondo ed è tradotto in 18 lingue.

Questi sono alcuni dei i suoi consigli per essere ‘genitori efficaci’: Rimanere autentici nei confronti dei figli, non convincersi che interpretare il ruolo di genitore significhi rinunciare alla propria umanità; non temere di mostrare i propri sentimenti e le proprie emozioni;

Rispettare la personalità dei figli per quella che è. Sentendosi accettati i figli potranno anche prendere in considerazione l’eventualità di un cambiamento, mentre il sentirsi non accettati porta solo ad una maggiore distanza.

Ed ancora: ma soprattutto, nel metodo Gordon è importante comunicare con i figli evitando le ‘Dodici risposte tipiche’ : dare ordini, minacciare, fare prediche, consigliare, insegnare, giudicare, elogiare, ridicolizzare, interpretare, rassicurare, inquisire, minimizzare. (Questo genere di messaggi comunicano al figlio che i suoi sentimenti o i suoi bisogni non sono considerati importanti; il non sentirsi accettato, il temere il potere del genitore, possono provocare in lui sentimenti di risentimento o rabbia che potrebbero portarlo a reagire in modo ostile, cercando in tutti i modi di resistere alla volontà dei genitori).

Quando si è tentati di rispondere utilizzando una ‘risposta tipica’, Gordon consiglia di fare questo esercizio: immedesimarsi empaticamente nell’altro e chiedersi: come mi sentirei se volessi esprimere un’idea, un’emozione, un sentimento e l’altro mi rispondesse con un ordine, una minaccia, una predica, un consiglio ecc.?

Molta importanza, nella metodologia di Gordon, viene data all’ascolto in un clima di empatica accettazione. Tra i vari tipi di ascolto:

L’ascolto passivo, nel quale ci si astiene dal parlare, non senza comunicare all’altro il piacere di ascoltare quanto egli sta dicendo: lo si può fare con un sorriso, con uno sguardo, ecc.

Un altro tipo di ascolto è associato a frasi-invito, del tipo: “capisco”, “davvero?”, “ma guarda …”. Nella comunicazione questi sono come dei segnali di via libera, che invitano a parlare, a raccontare.

Il piacere di ascoltare può essere anche espresso in modo verbale, con un ‘raccontami come è andata’, ‘parla pure, ti sto ascoltando’, ‘dimmi cosa pensi di questa cosa’, ecc. E’ un modo un po’ più direttivo, ma comunque esprime rispetto e considerazione.

E’ una modalità empatica di entrare in relazione, come se si volesse entrare in contatto con le idee e le sensazioni dell’altro. Se un ragazzo si sente libero di esprimersi (e non giudicato, rimproverato, consigliato, minacciato e via dicendo) riesce a parlare di sé, dei suoi errori, cerca di capirne le cause e spesso trova anche le soluzioni.

L’ascolto attivo invece, un po’ come lo intende anche Rogers, è quello di cercare di comprendere quello che l’altro, in questo caso il figlio, ci sta dicendo, per poi riformulare il pensiero con parole proprie per cercare un feed back sul proprio livello di comprensione dell’argomento con gli stessi sentimenti con i quali è stato espresso dal parlante.

Una modalità di conversazione con i figli basata sull’ascolto attivo li aiuta a prendere coscienza dei loro sentimenti, a temere molto meno le emozioni negative. Il figlio viene anche reso più attento e ricettivo rispetto alle opinioni dei genitori, in una sorta di scambio empatico.

So che è un discorso impegnativo quello che ho fatto stasera ma credo sia molto importante rifletterci sopra. E’ un buon metodo per relazionarsi positivamente anche con gli amici.

Pubblicato da

Alidada

sono qui, nel mio spicchio di cielo

26 pensieri su “Il metodo Gordon.”

  1. Si e condivido praticamente tutto, confesso che non sono riuscito mai a seguire completamente queste regole,io ho sempre lavorato in media 12 ore al giorno ( tre figli da crescere , moglie casalinga , per scelta), malgrado ciò ci ho provato….non so se l’autore ha preso in considerazione anche la controparte …perchè ha un bel dire ….ma se i figli non ti vogliono ascoltare …ne ha da dire…
    Io non mi posso lamentare dei miei figli…ma se dicessi che ho dei meriti sarei un bugiardo… per onestà devo dire che mi è andata bene….io conosco persone che rispecchiano esattamente quello che dice il libro che hanno figli che hanno buttato male….
    Il mestiere di genitore è molto difficile….
    Un sorriso e una cordiale stretta di mano.
    Nemo

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  2. io sono ancora semplicemente una figlia e non posso capire totalmente cosa significhi essere mamma o papà.
    Mio papà ha sempre lavorato tantissimo, usciva la mattina alle 6.50 e tornava alle 20.00-20.30 e sinceramente non so quanto io abbia imparato a conoscerlo.
    Quando è venuto a mancare 2 anni fa spesso mi sono fatta la colpa di non avergli dedicato io abbastanza tempo. Quando ero piccola si, ma poi il sabato e la domenica uscivo con le amiche più che stare a casa.
    Con mamma è diverso perchè stiamo sempre insieme.
    Quello che credo è che l’essere genitore è una cosa naturale, sicuramente difficile, e non credo sia così facile applicare i consigli di un libro.
    Leggerlo sì, capirlo anche, ma applicarlo credo non sia affatto semplice.
    Un mega bacio

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  3. mah… sai come si dice Alid: tra il dire e il fare..
    Ci sono volte che si riesce a seguire molto bene i consigli del libro, altre meno… Poi dipende anche dai periodi: a volte sono i genitori ad essere più nervosi/preoccupati/stanchi… altre sono i ragazzi ad esserlo.. Poi tu puoi anche essere dedita all’ascolto, ma se dall’altra parte hai un ragazzo-ostrica che bisogna tirargliele fuori le cose (dalle più semplici alle più problematiche), naturalmente non pressando troppo altrimenti non parla… Alid, non è semplice… consigli se ne accettano sempre e anche dai libri, poi che prevale è anche sano buonsenso e flessibilità.. perchè a seconda degli anni le questioni cambiano e di molto. E ci vuole anche fortuna, ne sono convinta.. per cui, oltre a leggere il libro, tengo sempre le dita incrociate 😉
    Baci e buona serata 🙂
    Ars

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  4. Il genitore è un mestiere molto difficile, tutto si moltiplica se poi i figli sono adottati…
    Parlare senza nervosismo,io cerco di fare così….
    Buona serata
    Franca

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  5. Renato..tali padri e tali figli ..dico io. Non per niente un po’ caratteri ereditari ce li trasmettiamo. Lo sapeva anche Mendel.
    In linea di massima concordo con quanto dite, la teoria è interessante ma il buonsenso è indispensabile..
    Grazie dei vostri contributi alla discussione e alla vostra pazienza.

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  6. E’ ciò che cerco di fare, nella pratica di genitore, tutti i giorni. Spesso prevale lo stress, la difficoltà del comunicare al giorno d’oggi, faccio moltissimi sbagli a livello comunicativo ma…..son pronta a mettermi in discussione ed a dimostrarmi essere umano, non solo un genitore. Credo sia importantissimo impararlo da sè, sulle proprie esperienze e con il vivere quotidiano insieme ai figli.
    Ciao Ali, un bacione! Vera

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